Richard
Leonard Kuklinski nasce a Jersey City, nel New Jersey, Usa, l'11
aprile del 1935. Passato alla storia come uno dei più
feroci criminali statunitensi,
assassino spesso al soldo della mafia italo-americana, è stato
soprannominato "The Iceman" (L'uomo di ghiaccio), per la
sua pratica di congelare le proprie vittime. Secondo la polizia
americana sono opera sua almeno una quarantina di omicidi,
tutti comprovati. Alcune stime però gliene attribuiscono fino a 250.
La famiglia in
cui cresce Richard, sin da quando è solo un bambino, è a dir poco
agghiacciante. I genitori, di fede cattolica, sono violenti e
alcolizzati. Suo padre, Stanley Kuklinski, è un emigrato polacco, in
una zona, quella del Jersey, che agli inizi del Novecento diventa una
sorta di meta scelta proprio dalle comunità polacche. Sua madre,
Anna McNally, è invece nata a Dublino. I due si sposano nel 1925 e
il loro secondogenito è Richard.
Il primo
omicidio di Kuklinski di cui si ha traccia viene compiuto all'età di
14 anni. Arriva al termine di uno scorcio di vita quasi impossibile,
continuamente percosso, ingiuriato e umiliato dai propri genitori,
violenti con lui e con gli altri figli. Stando alle sue
dichiarazioni, la morte del primo figlio, Florian, fratello di
Richard, sarebbe stata proprio ad opera del padre. Successivamente,
interrogati dalla polizia, i familiari avrebbero dichiarato che la
morte sarebbe stata causata da una caduta dalle scale.
Richard
in questi anni se la prende con gli animali, che tortura, e prova
come unico desiderio quello di voler ammazzare suo padre. Nel 1949
uccide invece un ragazzo di nome Charley Lane. Questi, a capo di una
banda, maltrattava Richard e altri ragazzi e la reazione del futuro
killer arriva al termine di una lite, che lo porta a colpire l'altro
ragazzo con un bastone. Dopo averlo ammazzato, occulta il cadavere
fuori città.
La
"carriera" del giovane Kuklinski prosegue in una banda
criminale, specializzata nelle irruzioni nei supermercati, rapine,
furti con scasso e saccheggi di alcolici. Proprio l'alcol, intorno ai
vent'anni, diventa un vero problema per il futuro killer, sempre più
dipendente e incapace di smettere. Diventa un asso del bigliardo e un
brutto ceffo della zona, capace, a dire di molti, di picchiare a
sangue chiunque per un motivo qualsiasi, come una sconfitta al tavolo
verde o uno sguardo sbagliato.
A
cambiare la vita di Kuklinski è l'incontro con il clan degli
italiani, favorito dall'aver conosciuto una ragazza di diciotto anni
di nome Barbara Pedrici, che il criminale di origine polacca sposa
dopo poco tempo dal loro fidanzamento. Tuttavia la famiglia di
Barbara non lo vede di buon occhio, anche per il fatto di non
appartenere alla comunità italiana. Così la coppia decide di vivere
ai margini della città, vicino al bosco, luogo nel quale il
criminale avrebbe occultato molte delle sue future vittime.
Con
Barbara ha tre figli, Merrick, Chris e Dwayne. Con i tre non riesce
ad essere violento, ma è sempre amorevole, soprattutto con la
primogenita malata. Con la moglie invece alterna momenti di violenza
a lunghi periodi di tranquillità. I familiari non hanno mai saputo
niente dei suoi omicidi, né degli altri traffici illegali nei quali
ha finito per essere coinvolto, se non al momento dell'arresto.
La
svolta arriva quando Richard Kuklinski conosce il mafioso
italo-americano Carmine Genovese, al servizio della famiglia De
Cavalcante. Da quel momento diventa il braccio operativo
dell'organizzazione criminale, uccidendo al loro servizio. Tuttavia,
il suo nome di killer circola anche nelle altre famiglie e non sono
pochi coloro i quali lo chiamano per dei "lavori" isolati,
a pagamento, per risolvere questioni illegali o personali.
Il
mafioso Sammy "Bull" Gravano lo avrebbe chiamato per far
fuori l'altro capomafia di quegli anni, Paul Castellano, a Sparks
Steakhouse. L'altro capoclan, John Gotti,
lo assume invece per uccidere e torturare il proprio vicino,
colpevole di aver investito casualmente il figlio.
Kuklinski
investe sul sadismo altrui, e sul proprio, ovviamente. Per un costo
aggiuntivo fa soffrire le proprie vittime portando poi la prova di un
lavoro ben fatto alla persona che lo ha assoldato. Una delle sue
tecniche più usate, oltre a quella di congelare alcune vittime, è
quella di rinchiudere una vittima in fin di vita in una grotta,
legata e immobilizzata, e porre davanti a questa una telecamera, in
modo che il suo "mandante" possa vedere in che modo i topi
abbiano ridotto la persona che desideravano morta. Dopo l'arresto, il
criminale ha dichiarato di non aver mai provato rimorso per le sue
vittime.
I
mafiosi che vogliono le sue prestazioni da killer, talvolta lo
assumono anche per lavori molto delicati, da svolgersi in posti
lontani, al termine di lunghi viaggi. New York, Zurigo, Brasile e
molte altre località. Inoltre, con l'appoggio della mafia, verso gli
anni '60 e '70, Kuklinski investe nell'industria del porno, fiorente
in quegli anni in America, la quale gli frutta migliaia di dollari.
Tuttavia il vizio del gioco d'azzardo, sempre più compulsivo, lo
porta a sperperare gran parte del suo patrimonio.
La
cosa che più lo affascina, secondo quanto dichiarato dopo l'arresto,
è "lo studio della vittima". Ad ogni modo, anche
l'esecuzione non deve essere estranea ai suoi piaceri, se si
considera che ha praticamente ucciso in ogni modo possibile, dalle
pistole e i fucili, alle bombe sino a mazze e coltelli. Inoltre, ad
un certo punto della sua carriera di killer, si specializza
nell'uccisione mediante una miscela di cianuro, la quale toglie la
vita al malcapitato in meno di cinque secondi mascherando a tutti gli
effetti l'evento come arresto cardiaco.
Balestre,
asfissia attraverso sacchi di plastica, a mani nude e per
annegamento, completano il quadro del suo modo di agire. A questi
metodi efferati, va aggiunta la sua straordinaria capacità di
occultamento dei cadaveri, che spesso e volentieri lo porta a fare in
moltissimi pezzi le sue vittime, per disperderne le tracce un po'
ovunque.
L'uomo
che ha posto fine alla sua vita di assassino si chiama Domenico
Polifrone. Questi, agente infiltrato, riesce ad accumulare finalmente
una serie di prove contro Kuklinski, incastrandolo definitivamente il
17 dicembre del 1986, dopo anni di indagini passate sulle sue tracce,
sviate continuamente per l'abilità del criminale di compiere omicidi
sempre in modo diverso, senza mai lasciare impronte del suo
passaggio.
Condannato
a sei ergastoli, dopo aver confessato un numero imprecisato di
omicidi, Richard Kuklinski non viene condannato a morte, a causa
dell'assenza di testimoni oculari. Oltre a Castellano gli viene
attribuito anche l'omicidio dell'altro capomafia, Carmine Galante.
Viene
rinchiuso nella prigione del New Jersey, nella quale, al momento
della sua cattura, si trova anche suo fratello Joseph, accusato di
aver violentato e ucciso una ragazzina di dodici anni. Kuklinski si
sarebbe sempre rifiutato di incontrarlo, avendo assunto come regole
basilari del suo modo di lavorare i dettami della mafia antica
italiana, secondo il cui codice morale la violenza sui minori e sulle
donne costituiva un reato inaccettabile.
Durante
la detenzione Richard Kuklinski viene convinto a rilasciare
interviste, prendendo parte ad alcuni documentari. Lo scrittore
Philip Carlo lo convince a stendere la sua biografia, che viene
pubblicata con il titolo di "The Ice Man: Confessions of Mafia
Contract Killer". Questa contiene praticamente tutti i suoi
delitti, i quali, a suo dire, si aggirerebbero sul numero di 200 e
oltre, in un arco di tempo che va dal 1948 al 1986.
Richard
"The Iceman" Kuklinski muore all'età di settant'anni, alle
ore 1.15, il 5 marzo del 2006, a Trenton, nel New Jersey. Sebbene
l'autopsia del medico legale abbia riscontrato una morte naturale
esiste il sospetto che possa essere stato avvelenato per un
regolamento di conti.
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