mercoledì 3 giugno 2015

Il cannibale di Milwaukee - Jeffrey Dahmer



A differenza della maggior parte dei serial killer, Jeffrey Dahmer non è cresciuto in una di quelle famiglie disagiate ed emarginate, in cui spesso i figli subiscono le frustrazioni dei genitori, attraverso violenze fisiche ripetute. La famiglia Dahmer era invece una famiglia borghese, dalle condizioni economiche anche abbastanza agiate, in cui la violenza non faceva parte della vita quotidiana. Non la violenza fisica per lo meno. Jeffrey Dahmer nasce il 21 maggio del 1960, alle 16 e 34 all'Evangelical Deacons Hospital di Milwaukee, da Lionel Dahmer e Annette Joyce. Il padre Lionel è un affermato chimico, dal carattere taciturno e dal temperamento freddo e distaccato. La madre Annette invece era una centralinista, divenuta poi casalinga, con un carattere opposto a quello del marito. Era infatti iper-emotiva e fortemente egocentrica, sempre pronta a lamentarsi pur di essere al centro delle attenzioni del marito. La gravidanza che portò alla luce Jeffrey fu difficile per Annette e dalla nascita del primogenito, ne scaturì una violenta depressione post-parto che la segnò per tutti gli anni a venire, e che la costrinse ad abbandonare il posto di lavoro. E' in questo periodo che cominciano i continui litigi tra Lionel e Annette, per via della loro profonda differenza di carattere. Lionel passava gran parte del suo tempo in laboratorio a seguire le sue ricerche e Annette, bravissima nell'autocommiserazione, non mancava di farglielo notare di volta in volta, pretendendo sempre le cure da parte del marito. 
Il primo ricordo dell'infanzia di Jeffrey risale all'età di 4 anni, quando dopo aver già sofferto di una otite ed una leggera polmonite, si rende necessario un intervento chirugico per l'asportazione di un'ernia inguinale. Jeffrey riferirà diverse volte durante gli interrogatori e le sedute del processo, che l'unica cosa che non avrebbe mai dimenticato era quel bruciore intenso alrisveglio dall'anestesia, e la convinzione di essere stato castrato. Il lavoro del padre costringe la famiglia Dahmer a continui trasferimenti, così nel corso degli anni Jeffrey non riuscirà mai a stringere un vero rapporto di amicizia con nessun coetaneo, sviluppando un carattere solitario e malinconico. I litigi continui poi dei genitori aumentano la chiusura in se stesso in modo irreparabile. A 5 anni inizia a sviluppare una morbosa passione per gli animali, e come dirà poi in seguito, anche la curiosità di vedere "come erano fatti dentro".
      Il 1966 fu un anno importante per tutta la famiglia Dahmer. La depressione della madre aumentò ancora, ed ormai Annette era schiava dei medicinali, che prendeva in quantità sempre più massicce, senza esitare a raddoppiare le dosi se questi non avevano l'effetto da lei sperato. Passava le giornate a letto, così Lionel era anche costretto a far la spesa dopo il lavoro. Jeffrey intanto cresceva sempre più trascurato. Inoltre sempre nello stesso anno, la madre rimase incinta per la seconda volta. Contemporaneamente Lionel finì il suo dottorato e trovò posto come ricercatore in Ohio. Questo significò quindi un nuovo trasferimento. Per Jeffrey questo voleva dire cambiare ancora scuola e dover lasciare tutti i suoi animaletti. L'escalation fu repentina. A 9 anni era solito disegnare continuamente scheletri umani, che chiamava "
uomini stecco". Durante un pranzo in famiglia, mentre mangiava il pollo chiese al padre di mettere le ossa in una vaschetta con la candeggina "per vedere cosa sarebbe successo". Il padre, accortosi che comunque il bambino cresceva con un carattere chiuso, decise di accontentarlo, entusiasta del fatto che il figlio esprimesse almeno un interesse verso le scienze biologiche. 
A 13 anni, dopo un ulteriore trasferimento della famiglia, viveva in una casa vicino ai boschi. Ed era proprio qui che Jeffrey aveva messo su un vero e proprio cimitero degli animali. Era qui che portava scoiattoli, ratti e qualsiasi animale morto per sezionarlo e conservare gli scheletri in vasetti pieni di formaldeide. Fu in questo periodo che iniziò anche a commettere degli scherzi macabri ai suoi compagni di classe, facendo trovare loro teste mozzate di animali davanti all'ingresso di casa, oppure era solito inchiodare i corpicini martoriati e scuoiati sugli alberi. Ed è sempre in questo periodo, che subisce ripetuti abusi sessuali da parte di un vicino di casa molto più grande di lui, abusi di cui però non farà mai parola con i genitori, e che si porterà dentro, sviluppando altro rancore ed una latente omosessualità. A 14 anni avrà poi il primo rapporto omosessuale della sua vita con un ragazzo del quartiere, con il quale scoprirà anche l'uso e l'abuso di alcolici che lo accompagnerà per tutta la vita.



     Arriva poi il 1978, un anno cruciale per Jeffrey. Per due motivi. In quest'anno avviene l'inevitabile separazione dei genitori ed il primo omicidio di quello che poi sarà ricordato dalle cronache come il "cannibale di Milwaukee". Da tempo ormai Jeffrey aveva fantasie erotiche estreme, frequentava assiduamente negozi specializzati in articoli erotici per uomini e comprava riviste che ritraeva uomini nudi. Praticava la masturbazione quotidianamente fino ad arrivare a 3 volte al giorno. Approfittando dell'assenza dei genitori quindi, decise di andare a fare un giro in auto. Quella serà caricò in macchina un autostoppista, Stephen Hicks, di 19 anni, e gli offrì di andare a bere della birra a casa sua. Hicks accettò, ma poi verso fine serata, quando disse che era ora di andar via, la situazione precipitò. Jeffrey gli chiese di restare ancora un pò e, quando l'altro rifiutò, lo tramortì con una sbarra di metallo e lo strangolò. Subito dopo si spogliò, masturbandosi con il cadavere prima di smembrarlo e portarlo nell'intercapedine sotto la casa ed abbandonarlo li.



     Passarono nove anni prima del secondo omicidio. Le fantasie non poterono essere messe in atto perchè Jeffrey era in Germania, arruolato nell'esercito, ma poi fu congedato per via dei suoi problemi legati all'alcool.Tornato negli Stati Uniti, con i genitori separati da anni ormai, andò a vivere a casa della nonna. Ed il 15 settembre del 1987 commise il suo secondo omicidio. Dopo essere stato a letto in albergo con il 24enne Stephen Toumi, lo strangolò. Poi riuscì a trasportare il cadavere in macchina occultandolo in una valigia. Arrivato a casa della vecchia nonna, lo smembrò nel seminterrato di casa e mise i diversi pezzi del cadavere in sacchetti della spazzatura, che abbandonò ai bordi della strada, per farli portare via dagli addetti della nettezza urbana. Da questo momento non si fermò più, gli omicidi si susseguirono a catena, ed il rituale diventava sempre più macabro. Tra il 1988 ed il 1991 commise altri 15 omicidi.
     Nella tarda serata del 17 gennaio 1988, incontrò un ragazzo di nome James Doxtator e lo uccise nella casa di sua nonna a West Allis. Il giorno dopo la madre di James avrebbe denunciato la scomparsa. Circa due mesi dopo, il 27 marzo 1988, Jeffrey Dahmer incontrò Richard Guerrero, ispanico 23 enne, e lo uccise ancora in casa di sua nonna. Per l'omicidio successivo ci volle quasi un anno. Era il 25 marzo del 1989 quando in un bar chiamato "La Cage", verso l'ora di chiusura, Jeffrey Dahmer incontrò Anthony Sears, 24enne di colore e Jeffrey Connor. Anthony accettò di seguire Dahmer a casa di sua nonna, dove fu poi ucciso. Il suo teschio, lo scalpo ed i genitali furono ritrovati ancora in casa, dalla polizia, quando Dahmer venne arrestato più di due anni dopo. Ma la lunga scia di cadaveri era ancora lontana dal fermarsi, anzi, dall'omicidio successivo Dahmer
cominciò a colpire con una frequenza serrata.
      Settembre 1990, Dahmer entra in ua libreria gay sulla 27esima strada, si mette a parlare con un giovane di Chicago, Ernest Miller. I due si recano a casa di Dahmer, dove Miller viene ucciso. Il suo teschio, come quello di Raymond Smith, viene ritrovato tra quelli dipinti che Jeffrey conservava in casa. Lo scheletro fu conservato per intero e servì a Jeffrey per atti di libidine che ebbe successivamente. Entrambi i resti fuorno ritrovati dalla polizia, la sera dell'arresto.
   
     17 febbraio 1991, ore 16, Dahmer incontra un 17enne nero, Curtis Straughter. Alla vittima riserva lo stesso macabro trattamento delle precedenti. Viene strangolato con una striscia di cuoio e poi sezionato. Vengono conservati il teschio, le mani ed i genitali, che Dahmer fotografa. Il riconoscimento avvenne grazie alle impronte dentali del teschio dipinto, ritrovato in casa la sera dell'arresto.
               27 maggio 1991. E' la volta di Konerak Sinthasomphone, figlio 14enne di immigrati del Laos. Jeffrey lo incontra davanti al centro commerciale "Grand Avenue Mall" e gli offre del denaro per seguirlo a casa. Konerak accetta di posare in mutande per delle foto erotiche prima di venire drogato. Ma capisce che qualcosa non quadra. Riesce a rendersi conto di aver ingerito delle droghe, così prende in mano tutte le sue forze e riesce a scappare nella notte. Sono quasi le due quando viene notato dalle 18enni Sandra Smith e Nicole Childress. Le ragazze chiamano la polizia che interviene immediatamente alla segnalazione di una ragazzino nudo che corre per la strada. Quando i poliziotti lo fermano Konerak riferirà in evidente stato confusionale dello strano ragazzo biondo, e di come lo avesse attirato in casa. Gli agenti decidono di andare a dare un'occhiata, ma si concluderà con un nulla di fatto. Konerak viene fatto sedere sulla poltrona e Jeffrey dirà loro che si tratta solo di una scaramuccia tra fidanzati, e che il suo ragazzo aveva bevuto un pò troppo. L'aspetto mite di Dahmer e il suo modo di vestire convincono i due agenti che Konerak, in effetti, abbia esagerato con l'alcool, e non volendo mettere il dito in discussioni tra omosessuali, lasciano la casa tra le scuse di Jeffrey per il falso allarme. Konerak morirà stranglato come tutti gli altri.
    6 luglio 1991. Sempre a Chicago, al "Carol's gay Bar" Jeffrey incontra il 23enne portoricano di origini ebree Jeremiah Weinberger. I due vanno in corriera fino a Milwakee. Il giorno dopo viene denunciata la scomparsa di Jeremiah, ma questi è ancora vivo. Come già aveva fatto ad altre vittime, dopo essere stato drogato, Dahmer gli aveva praticato con un trapano un piccolissimo foro in testa, rendendolo così innocuo e completamente ridotto allo stato vegetativo. In questo modo Dahmer poteva praticare tutte le sue fantasie sessuali perverse, senza alcuna protesta da parte della vittima. Jeremiah morì soltanto il terzo giorno. La sua testa era tra quelle conservate nel grosso congelatore, ed il suo busto insieme a quello di Matt Turner, nel barile blu in camera sua.


      L'interminabile scia di sangue ebbe finalmente fine la sera del 22 luglio 1991, quando Dahmer portò a casa un ragazzo di colore 32enne, Tracy Edwards, che aveva conosciuto pochi giorni prima davanti al centro commerciale. Quella sera due agenti di pattuglia si videro comparire davanti alla loro macchina un giovane nudo, con un paio di manette che penzolava da un polso. Dopo averlo bloccato, insospettiti da quella manetta, decisero di credere alla storia che il ragazzo stava raccontando. si recarono così a casa di Dahmer, il ragazzo che secondo Edwards l'aveva ammanettato con l'intento di ucciderlo. Arrivati a destinazione, i due agenti si trovarono di fronte ad un bel ragazzo biondo, ben vestito e dai modi gentili. Ma il fetore che proveniva dall'interno era troppo forte, così i poliziotti entrarono di forza nell'appartamento, decisi a dare un'occhiata. Non immaginavano minimamente cosa si sarebbero trovati di fronte. Tre teste umane nel congelatore, quattro teschi dipinti su uno scaffale ed altri sparsi per la casa, organi umani all'interno di un grosso congelatore, insieme a mani e uno scheletro. Ancora, 3 torsi umani nel barile.

     Il processo si svolge davanti ad un impassibile Dahmer, nel 1992 e vede l'imputato condannato a 15 ergastoli, per un totale minimo di 936 anni di reclusione da scontare. A Jeffrey gli viene proposta la custodia protettiva in virtù delle svariate minacce di morte che gli sono pervenute, ma lo stesso Dahmer rifiuta. Viene così ucciso il 28 novembre del 1994 da un altro detenuto squilibrato, Christofer Scarver, che gli sfonda il cranio con una sbarra di ferro uccidendolo all'istante. Scarver dichiarerà poi di essere il figlio di Dio e di aver agito "su ordine del Padre".


"Vostro Onore, è finita. Non ho mai cercato di essere liberato. Francamente volevo la morte per me stesso. Voglio dire al mondo che non l'ho fatto per odio. Non ho mai odiato nessuno. Sapevo di essere malato, cattivo o entrambe le cose. Adesso credo d'essere veramente malato. Il dottore mi ha parlato della mia malattia e di quanto male ho causato. Ho fatto del mio meglio per fare ammenda dopo il mio arresto, ma non importa, non posso eliminare così il terribile male che ho causato. Vi ringrazio Vostro Onore, sono pronto per la vostra sentenza, che sono sicuro sarà il massimo. Non chiedo attenuanti, ma per piacere dite al mondo che mi dispiace per quello che ho fatto."



Dichiarazione di Drahmer a fine processo.

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